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I nuovi maestri

I NUOVI MAESTRI

Terminata la stagione dei grandi maestri che nella storia del cinema fortunatamente e puntualmente

si sono avvicendati per la nostra ricerca di assoluto, nel nuovo millennio abbondantemente iniziato ci muoviamo alla ricerca dei nuovi con malcelata perplessità. Le nuove tecnologie unite ad esigenze di mercato sempre più assurdamente dominate dalla finanza e dal marketing producono attese artificialmente indotte verso produzioni tanto ridondanti quanto inutili e , tra l’altro , anche poco adatte ad intralciare la progressiva desertificazione degli unici luoghi possibili dove il cinema possa produrre la continuità della sua vita :le sale cinematografiche. Per fortuna comunque esistono ancora autori che non hanno rinunciato al ben dell’intelletto e si prodigano per invertire la tendenza. Del resto anche nelle occasioni paludate ed ufficiali emergono occasioni e risultati degni di nota, dall’Oscar che ha premiato Inarritu ed il suo “ Birdman “ a Cannes che ha comunque presentato i nostri Garrone, Moretti e Sorrentino si intravede qualche motivo che incoraggia l’ottimismo. Ma questa volta vorrei indirizzare l’attenzione sull’opera di Paul Thomas Anderson “ Vizio di forma” che , pur non premiato come si dovrebbe, ci permette di guardare a questo autore appunto come ad un maestro. Fin dagli esordi nel 1997 con “ Sidney “ questo giovane ( nato nel 1970 ) faceva intendere le sue qualità che avrebbe mantenuto ed affinato nei successivi “ Boogie Nights-L’altra Hollywood “ ( 1997 ), “ Magnolia “ ( 1999 ), “ Ubriaco d’amore “ ( 2002 ),” Il petroliere “ ( 2007 ), “ The Master “ ( 2013 ).

Con “ Vizio di forma “ ricorre addirittura ad un romanzo di uno dei più autorevoli e discussi scrittori americani , quel Thomas Pynchon che sia con opere fluviali come “ L’arcobaleno della gravità “ o “ Vineland “ sia con romanzi brevi ma intensi come “ L’incanto del lotto 49 “ha fatto accapigliare critici di tutto il mondo per una scrittura intrigante ed a volte quasi inesplicabile, per uno stile che stravolgendo tutti i possibili canoni ne ha fatto un maestro del postmoderno ( ammesso che questo significhi qualcosa ).Uniamo a questo il fatto che di Pynchon si conosce fisicamente solo un’immagine della sua adolescenza ed il piatto è pronto.

Bisogna comunque dire che le sue due ultime sortite ( oltre al già citato è uscito in U.S.A. Nel 2013 “ La cresta dell’onda “ tradotto da Einaudi nel 2014 ) appartengono in qualche modo al genere noir con qualche desinenza chandleriana. Siamo a Los Angeles nel 1970 ed il detective Larry “ Doc “ Sportello si trova incastrato in un intrigo apparentemente inestricabile dalla sua ex ( di cui è ancora perdutamente innamorato ) attorno alla scomparsa del suo attuale fidanzato, un potente e spregiudicato speculatore edilizio. “ Doc “ quasi sempre strafatto di fumo se la deve vedere con misteriose “ dark lady “, con poliziotti corrotti , con morti violente, con insospettate pause di tenerezza riflettendo di essere ormai un reperto del passato in un mondo che sta per voltare pagina: è finita l’epoca dei figli dei fiori , il nuovo presidente è Nixon , il governatore della California è Reagan , sembra non esserci limite al peggio. In un vorticoso susseguirsi di eventi che complicano sempre di più la vita di “ Doc “ si arriverà ad una qualche resa dei conti. Al di là della forza in se del plot narrativo Anderson giocando con risvolti non solo tecnici come fotografia e musica ci porta in un mondo incantato ma reale in cui allo stordimento da fumo spesso succede lo sbalordimento di un reale più fumato del fumo ( se mi è permesso dirlo ).

Al centro questa figura del protagonista che ben rappresenta nell’apparente ricorso al vintage una singolare espressione del nostro essere oggi. Divertente e serio, brutale e malinconico ( Neil Young un colpo al cuore ) con un Joaquin Phoenix monumentale ed un cast da urlo se vi ricorda “ Chinatown “ di Polanski o “ Il lungo addio” di Altman o “ Il grande Lebowski “ dei fratelli Coen o “ L.A.Confidential “ di Hanson o.....o.....allora avete capito tutto, non devo aggiungere altro.

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