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NDEMBA, ABDOU, SEDIKI …

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I migranti a Castelnuovo”

Sono tredici i giovani profughi che il nostro Comune ospita ormai da otto mesi. Abbiamo incontrato il sindaco Daniele Montebello che ha accettato di condividere alcune considerazioni con noi.
Daniele ricorda il suo sconcerto e la sua preoccupazione quando ricevette la telefonata dalla Prefettura che gli annunciava l'arrivo dei profughi, destinati al nostro Comune. Sono giunti da noi lo scorso 28 ottobre e, dice Daniele, appena incontrati l'emozione sopravanzò ogni altro sentimento. Bastava guardarli negli occhi e si intuiva la loro storia complicata che significava il lungo e travagliato viaggio attraverso l'Africa sino in Libia, poi i barconi sul mare e infine Castelnuovo Magra.
Il Comune ha trovato la collaborazione della Pubblica Assistenza che si è assunta l'onere della gestione, diventando l'interlocutore unico di fronte al Ministero degli Interni, per quanto attiene i contributi previsti per ogni profugo, in cambio del mantenimento e dell'assistenza. Il Comune ha individuato nei locali dell'ex elementare di Canale, prospicienti l'attuale sede municipale, per l'alloggio, ed ha trovato immediata collaborazione nelle associazioni di volontariato (tra tutte e per prima Voltalacarta) e anche nella popolazione che, eccetto una piccola minoranza, ha mostrato subito simpatia e solidarietà verso i profughi. I giovani ( dal più piccolo con i suoi 19 anni sino al più grande di 36 anni, sposato con tre figli ) hanno iniziato immediatamente un corso di lingua italiana con una docente che ha la qualifica specialistica per insegnare italiano agli stranieri, retribuita dalla Pubblica Assistenza, coadiuvata dalle insegnanti volontarie di Voltalacarta.
Quale sarà il loro futuro? A questa domanda Daniele risponde che entro due anni (probabilmente nei primi mesi del 2018 ) dovranno sottoporsi ad un esame, ad un confronto con una commissione che ha la sua sede a Genova (sino a poco tempo fa si trovava a Torino ), formata da esperti della Prefettura, da assistenti sociali e altre figure tecniche per valutare tre possibili esiti: ottenere lo status di rifugiati politici ( e questo, dice Daniele, potrà essere possibile probabilmente solo per i giovani provenienti dal Mali), oppure rientrare dentro la categoria definita Protezione sussidiaria o umanitaria, quando viene riconosciuta una condizione di vita originaria talmente precaria e disagiata da non immaginare una speranza di vita decente. Al di fuori di queste due probabilità non esiste altro che il rimpatrio.

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