Persorsi Estivi
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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Mercoledì, 19 Ottobre 2016 13:47
- Scritto da Ariodante Roberto Petacco
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PERCORSI ESTIVI
Nei tempi di magra cinematograficamente intesi caratteristici del nostro Paese si trovano isole di conforto in rassegne estive, quasi sempre all’aperto, che permettono utili ripescaggi di opere che nella stagione normale si erano confuse nei marasmi delle programmazioni delle multisale. Giunta alla 22° edizione la benemerita iniziativa denominata, giustamente, “Cinema e Cultura“ proposta dal Comune di Castelnuovo Magra nello struggente scenario di Palazzo Cornelio si presenta anche quest’anno con una selezione di grande interesse grazie alla guida sapiente di Giorgio Baudone e Paola Moro con il contributo e l’intervento di giornalisti e critici per lo più legati ai territori della Liguria e con la partecipazione di addetti ai lavori direttamente coinvolti nell’attività cinematografica. Quest’anno, presentato in maniera eccellente dal critico genovese Renato Venturelli, è stata la volta di Massimo Gaudioso con il suo “Un paese quasi perfetto“. L’autore ( Napoli 1958 ) è conosciuto sopratutto come sceneggiatore in una carriera dagli ottimi risultati per autori di tutto rispetto come il Garrone di “ L’imbalsamatore“ ( 2002 ), “Gomorra“ ( 2008 ), “Reality” (2012 ) fino a “Il racconto dei racconti“ ( 2015 ) ma anche per il D’Alatri di “ Uno su due“, per “L’orchestra di piazza Vittorio“ ( 2006 ) di Ferrente, per “Il passato è una terra straniera“ ( 2008 ) di Daniele Vicari, per “ Pranzo di ferragosto“ ( 2008 ) di Gianni De Gregorio, per “Benvenuti al sud“ ( 2010 ) di Luca Miniero, per “È stato il figlio“ ( 2012 ) di Daniele Ciprì e per molti altri. La sua esperienza di regista risale al 1996 quando insieme a Cappuccio e Nunziata sviluppa un corto notevole come “Il caricatore“ per riprovarci con il corto “Il caso di forza maggiore“ ( 1998 ) ed il lungometraggio “La vita è una sola“ ( 1999 ). Molto attivo anche in progetti televisivi decide di tornare dietro la macchina da presa con questo “Un paese quasi perfetto“ambientato in Basilicata dove un piccolo borgo situato nelle Dolomiti lucane rischia di scomparire perché gli abitanti che non se ne sono già andati altrove campano delle magre risorse di una cassa integrazione dopo la chiusura di un complesso minerario che ne aveva assicurato la sopravvivenza. Non tutti si rassegnano e la notizia del possibile insediamento di una nuova unità produttiva attiva molte speranze. La condizione che questo diventi realtà é la presenza stabile di un medico condotto al momento inesistente. Il caso presenta però che l’opportunità si verifichi per l’arrivo in paese di un medico dal passato non ineccepibile inviato temporaneamente in punizione. I maneggi perché questi decida di rimanere in maniera definitiva costituiscono il sale della storia che si sviluppa in un cortocircuito di avvenimenti, inganni e fraintendimenti che animano sconvolgono e coinvolgono tutti gli abitanti. Detta così sembra, ed in parte è, una tipica commedia all’italiana con sapide e talvolta travolgenti occasioni di comicità e grottesco sostenuta da una schiera di protagonisti e comprimari di eccellente abilità ( Orlando, Volo, Buccirosso, Paone, De Vito e Paiato, in una parola tutti ). Ma ad una lettura più attenta non può sfuggire che l’autore inserisce all’interno del contesto narrativo una serie quasi infinita di osservazioni divertenti ma puntute, ironiche ma anche amare su quello che costituisce non solo una attenta ed accurata commedia degli errori ma anche e sopratutto una amara constatazione del nostro attuale disastro esistenziale. I caratteri sono delineati con fulminee accensioni che mentre trascinano al riso immediatamente dopo sollecitano riflessioni ben più serie. La precarietà non è solo del lavoro ma del nostro atteggiamento che rifugge dalla benché minima assunzione di responsabilità che possa garantire il cambiamento in qualsiasi direzione. Un’opera intensa, magnificamente pensata e diretta che divertendo fa parecchio pensare.
Chissà se qualcuno se ne è accorto.