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Oltre le scale

OLTRE LE SCALE 
In questi giorni sto portando a termine la lettura delle opere di una autrice americana, Lorrie Moore,quelle pubblicate in Italia,dopo i racconti di “AMO LA VITA”(Bompiani 2013 pagg. 217 traduzione Carlo Prosperi,già edito dalla stessa Bompiani nel 1985) ed ancora “BALLANDO IN AMERICA” (Frassinelli “2000 pagg. 326 traduzione Marcella Maffi)e “ANAGRAMMI” (Bompiani 1988 pagg. 236 traduzione di Rossella Bernascone) sto terminando “OLTRE LE SCALE) (Bompiani 2011 pagg. 389 traduzione di Vincenzo Vega),mi manca “L’OSPEDALE DELLE RANE” uscito sempre per Frassinelli ma per ora introvabile. Secondo quanto ho letto da qualche parte la scrittrice è considerata un’autrice per scrittori,da qui le lodi di David Lodge, Nick Hornby, Jonathan Lethem,Julian Barnes, Nathaniel Englander e financo della perfida Michiko Kakutani, temutissima critica del New York Times. A chi le ha chiesto come nascano le sue storie ha risposto:”Con una ferita,intorno alla quale arrotolo il racconto come una benda”.In effetti sia nei racconti che nei romanzi si avverte la presenza del disagio,quando non del dolore, accanto a persone che sono avvolte dalla indeterminatezza di destini di banale quanto desolata malattia di vivere,eppure nello stesso tempo si avverte nei loro confronti il desiderio di esprimere come, sempre e comunque le stesse riescano ad allacciarsi,magari per poco, al sottile incanto dellasperanza, una scrittura ricca (qualche volta ricorda forse Alice Munro) unita ad un evidente gusto per l’ ironia ed il sarcasmo compongono con duttilità sia l’inquietante realtà del vero quotidiano che il sognato ripristino di innocenze perdute o forse solo dimenticate.

Se qualcuno dei miei circa sette possibili lettori (sono ottimista)volesse farsi un’idea di questa autrice direi di cominciare proprio da “OLTRE LE SCALE” (l’ho terminato):è la storia di Tassie Keltjin figlia di una coppia di agricoltori delle pianure del Midwest,ha appena cominciato l’università,condivide un piccolo appartamento con una stravagante collega e,per incrementare le sue scarse risorse finanziarie,inizia a lavorare come baby sitter per una coppia insieme interessante e vagamente stravagante. I due stanno procedendo all’adozione di una bambina e coinvolgono la ragazza anche nelle pratiche necessarie a portare a termine l’iniziativa,come per esempio prendere contatto con l’agenzia che cura la pratica e conoscere la madre biologica. Questo permette di entrare nei meccanismi della storia con rapida scorrevolezza e attraverso i pensieri,le riflessioni,della ragazza (la narrazione è in prima persona singolare)siamo immessi in un concerto di situazioni in cui agli eventi già di per se problematici si aggiungono momenti di spassosa adeguatezza:perché la bambina (bellissima) di nome Emmy è il frutto di un rapporto (forse più o meno occasionale)tra una giovane ragazza bianca e un nero,così dopo aver portato a termine le pratiche burocratiche non è infrequente che nella casa dei coniugi avvengano riunioni incontro con coppie nella stessa situazione. Perché al dichiarato progressismo democratico degli abitanti della città si avverte un palese razzismo. Tassie che in quelle occasioni si prende cura dei bambini da un ambiente separato dagli adulti ascolta conversazioni che inevitabilmente ruotano attorno al tema interrazziale con risultati insieme di trascinante comicità ma anche di beffardo ed indignato realismo. Naturalmente seguiamo anche il privato della ragazza tra una relazione un po' improbabile con uno studente che si dichiara di origine brasiliana e qualche puntata a casa dove l’attendono i genitori ed un fratello che sta,faticosamente,terminando gli studi e,in mancanza di altre opportunità,pensa di arruolarsi (forse per finire in Medio Oriente).

Anche gli spaccati familiari sono occasione per entrare in un piccolo mondo di cui da una parte si avverte l’incanto ma da cui dall’altra si sente la necessità allontanarsi. La storia procede in un alternarsi di eventi che si intrecceranno in maniera imprevedibile costituendo per Tassie un evidente processo di crescita, ci accorgeremo che la ragazza sta ricordando a qualche anno di distanza questi avvenimenti. E così quasi senza che ce rendessimo conto siamo passati attraverso storie d’amore e di disagio,attraverso problemi sociali e politici con un pizzico di giallo e mistero che non consente tregua e ci porta alla fine a dover considerare come Lorrie Moore in fondo ci abbia portato nella direzione del grande romanzo americano,per me c’è riuscita ma non essendo un critico mi limito a tenermelo molto vicino al cuore:emette un ben percettibile senso di calore.

Ariodante Roberto Petacco

Giganti dell'America Ispanica

GIGANTI DELL'AMERICA ISPANICA

Dalla seconda metà del novecento l'interesse per il sud America ha conosciuto momenti di straordinario interesse, sopratutto il periodo conosciuto come del realismo magico ha sollevato verso il successo autori destinati a restare nel tempo e sopratutto nella storia della letteratura. Poi, come sempre, ci si é rivolti altrove ma periodicamente oltre ai, per fortuna, giovani talenti tornano alla ribalta grandi troppo frettolosamente dimenticati. Mi sembra il caso di Julio Ramòn Ribeyro che la benemerita La Nuova Frontiera ripropone con una raccolta di racconti ("SOLO PER FUMATORI" traduzione di Nicoletta Santoni pagg.162 curo 15.50) dopo il folgorante romanzo "I GENIETTI DELLA DOMENICA" (traduzione di Nicoletta Santoni pagg. 255 euro 16.50 edito nel 2011).

Peruviano di origine ci porta alla memoria un paese che ci ha dato con Ciro Alegria,Mario Vargas Llosa,Alfredo Bryce Ecenique e Manuel Scorza ed altri occasioni di sicuro apprezzamento. Nato a Lima nel I929 e morto nel I994 ha girato il mondo e ci ha lasciato un corpus di opere abbastanza esiguo ma contrassegnato da una qualità di sicura eccellenza. Al centro del suo interesse la realtà del suo paese vista attraverso personaggi e storie che attraversando il mondo letterario ma non solo hanno in comune uno stile estremamente personale. Intrecciando sanità e follia, affrontando il duro cammino della ricerca letteraria, cercando tra realtà e sogno l'appagamento delle proprie aspira­zioni, subendo l'influsso di fantasmi che si fondono coi ricordi l'autore si propone con riflessioni il cui tono solo in apparenza può apparire disinvol­tamente giocoso. Sprazzi di crudo realismo fanno seguito a piccole conquiste di serenità il più delle volte solo apparenti quando appunto non sognate. Personaggi stralunati e bisbetici si alternano ad altri irrigiditi nel più vieto ed irritante conformismo con larghi spazi dedicati al desiderio della creazione letteraria come unica possibile via d'uscita per una sorte migliore. Ma é appunto il tono con cui Ribeyro affronta queste fulminee storie da una parte riprendendo personaggi già conosciuti ( il Ludo de "I GENIETTI DELLA DOMENICA") quasi per definire la possibile circolarità delle storie e della vita e dall'altra proponendo situazioni dalle quali sopratutto in forza di dialoghi tanto surreali quanto definitori in una sorta di accorato pessimismo cui non sono estranee riflessioni destinate ben al di la del confine delle singole rappresentazioni. La solitudine, l'emarginazione, la ricerca della felicità si uniscono ad una consapevolezza che seppure attraversata da lampi di ironia e grottesco porta verso un necessario riflesso sul senso ultimo della vita. Non saprei indicare tra gli otto racconti che compongono la raccolta quale privilegiare e se anche, per motivi personali, mi ha colpito "SOLO PER FUMATORI" ritengo altresì che per tutti valga una lettura attenta.

Ariodante Roberto Petacco

Talenti Toscani

TALENTI TOSCANI

Mi sono trovato a pensare in termini di narrativa toscana dopo aver letto l'ultima prova dell'immenso Vincenzo Pardini ( "IL POSTALE" edizioni Fandango pagg.205 Euro 15) e considerando come questa regione ci offra un nucleo con­sistente di eccellenti autori. Marco Vichi, Giampaolo Simi,Leonardo Gori, Divier Nelli in questi ultimi anni ci hanno fornito significativi esempi di narrativa (non solo di genere come qualcuno prova a sostenere). Sicuramente ho dimenticato qualcuno ma qui mi preme segnalare l'ultima prova di Emiliano Gucci, "NEL VENTO" edizioni Feltrinelli pagg.131 Euro I2.00. Già autore di "DONNE E TOPI" (Fazi 2004), "STO DA CANI" (Fazi 2006), "UN'INQUILINA PARTICO­LARE" (Luanda 2008), "L'UMANITÀ " (Elliot 2010) e "FIRENZE CAROGNA" (Pagliai 2009) mi aveva colpito la svelta scorrevolezza ed un senso di profonda ironia con la quale é stato capace di affrontare tematiche diverse con disinvolta consapevolezza. Non si smentisce, anzi, in questo agile romanzo tutto giocato in una corsa, una finale di atletica leggera, i 100 metri piani.

Inizia così : " Nel 1992 mio padre uccise mio fratello nella neve. Nel 2007 ho perso Caterina per sempre. Io per questi motivi corro. " L'atleta si sta sistemando ai blocchi di partenza e mentre é preso dagli inevitabili rituali, i tic, gli sguardi ad osservare i rivali, si rende conto che la vittoria in questa gara per lui considerato (anche da se stesso) un eterno secondo assume un significato catartico e riassuntivo della sua esistenza. Tra una falsa partenza ed il ritorno ai blocchi nel breve scorrere del tempo ricostruisce il suo passato, a partire dalla tragedia per finire a considerare il ruolo dello sport e le sue regole in rapporto alla vita. Folgoranti osservazioni su un mondo dominato dall'ansia dell'apparire si alternano a considerazioni sulla corruzione che travolge anche l'ambito sportivo, intrallazzi, doping, pressioni e scorrettezze si susseguono senza soluzione costruendo una realtà dalla quale sembra inevitabile farsi travolgere.

I due momenti del racconto, la parte tecnica con quella legata alla riflessione sulla propria esistenza vanno in parallelo senza mai prevaricarsi, in un equilibrio narrativo inesorabile nel suo asciutto comporsi. Il romanzo diventa una scommessa sul cui esito il lettore inevitabilmente precipita quasi partecipe di una corsia della pista. Giocato quasi a togliere un'opera di resa perfetta.

ARIODANTE ROBERTO PETACCO

Il Romanzo Mondo

IL ROMANZO MONDO

Sembrava scomparsa la produzione dei cosiddetti romanzo mondo quasi tutti un po’ arbitrariamente collocati nell'800 con nomi come Dickens,Tolstoj,Balzac, Zola, Hugo, Manzoni, Dostoevskij, Troliope,e chissà quanti altri, narrazioni per lo più fluviali che comprendevano storie di grande impatto emotivo all'in­terno di momenti, attenzione e riflessioni un po’ su tutto lo scibile ed il sensibile. Considerazioni di elementare sbrigatività che portano a considerare come il romanzo moderno abbia, giustamente, preso anche altre strade in conso­nanza con altre visioni "filosofiche" della vita che hanno portato qualche volta a considerare anche attraverso sperimentazioni più o meno azzardate (vedi il "Noveau roman" francese) la morte dello stesso. Sorprende (forse) che in questi frangenti arrivi anche in Italia "IL FIORDO DELL'ETERNITÀ " di Kim Leine (Edizioni Guanda pagg. 581 Euro 20 traduzione di Ingrid Basso). Nato nel 1961 in Norvegia l'autore si é trasferito in Danimarca a diciassette anni. Dopo la formazione di infermiere ha lavorata in Groenlandia per quindici anni tornando in Danimarca nel 2004         per dedicarsi completamente alla scrittura.
È una storia che si svolge tra il 1782 ed il 1795 con un epilogo nel 1815. La vicenda é costruita attorno alla figura di Norten Pedersen Falck ragazzo norvegese che lascia il suo paese per intraprendere studi teologici a Copenaghen.

Dopo aver terminato gli studi viene assegnato ad una parrocchia in Groenlandia da dove anni dopo tornerà in Danimarca per un ulteriore ritorno all'estremo nord. Scandito in tre parti più un epilogo la storia si concede anche qualche svariamento temporale che permette anche di capire meglio il senso della vicende attraverso il contesto storico e le continue riflessioni del protagonista. Questi crede nei codici del signore, pratica quelli di Adamo: le consuetudini

sessuali del tempo attraverso i diversi ambiti territoriali ed umani che il prete attraversa ci portano con crudo realismo all'incontro scontro tra le leggi naturali e quelle imposte dalle convenzioni sia religiose che politiche e sociali, non manca niente, con abbondanza di particolari di crudo realismo incontriamo tutte le varianti possibili a volte al di là dell'umana comprensione degli slanci e delle brutalità possibili solo all'essere umano. Per questo addirit­tura tutta la seconda parte del romanzo é scandita attraverso la declinazione ed esemplificazione dei dieci comandamenti. Addirittura l'autore ne aggiunge un undicesimo che si rivelerà essenziale per la comprensione della storia.

Da sfondo il ricorrere costante di una riflessione di Rousseau: "L’UOMO È NATO LIBERO E VIVE OVUNQUE IN PRIGIONE". Un mantra che ci porta attraverso preti stupratori, bambini morti,ed una serie di personaggi esaltati ed esaltanti che ci danno da una parte la misura di quelle stagioni ma. che chiaramente riguardano anche il nostro oggi, qui. Contrappuntato da eventi di grande risalto storico come l'incendio di Copenaghen del 1795 e la composizione della comunità utopico religiosa che da il titolo al romanzo ci permette anche attraverso il girovagare incessante del protagonista l'incontro con una miriade di personaggi che talvolta appena accennati restano comunque nella memoria del lettore. Un romanzo mondo appunto che ti chiede attenzione e collaborazione per permetterti seppure in un percorso articolato il raggiungimento di una possibile meta. Grande.

Ariodante Roberto Petacco

La magia del racconto

LA MAGIA DEL RACCONTO

 Tra il 31 dicembre 2013 e il 1 gennaio 2014 ho finalmente letto tre libri di racconti di Thom Jones, scrittore americano che da tempo giacevano in lista di attesa,pubblicati dalla benemerita edizione Minimum Fax che tanto ha fatto per diffondere le opere di grandi autori,in specie statunitensi,un po' trascurati se non dimenticati dai cosiddetti grandi editori (basterebbe ricordare,tra gli altri, Carver, Malamud, Yates, Barth, O’Hara,per citarne solo alcuni). ”Sonny Liston era mio amico” (pagg.312 traduzione Martina Testa 2000), “Il pugile a riposo” (pagg.240 traduzione Martina Testa 2001), “Ondata di freddo ( pagg.242 traduzione Martina Testa 2003) costituiscono ,penso,la maggior parte della produzione di questo autore che già dalla scarna biografia fornita mostra caratteristiche molto interessanti:reduce del Vietnam,ex pugile,ospite frequente di ospedali psichiatrici,bidello decide a cinquant’anni (nel 1991) di mettersi a scrivere e,spedendo racconti alle riviste più prestigiose ( “New Yorker”, “Harper’s”,”Esquire”) ottiene di essere pubblicato e raggiunge il meritato successo e può dedicarsi a tempo pieno alla scrittura abbandonando l’ultima occupazione (il bidello). Rovescia letteralmente tutta la sua esperienza di vita,e molto altro, sulla pagina,dando vita ad una serie di racconti impressionanti in cui la vicende di marine imbottiti di amfetamine nell’inferno del Vietnam si alternano a quelle di pugili votati all’autodistruzione o a malati terminali che riflettono sul senso della vita o a torride storie di amore e sesso scatenato e in cui riflessioni su Shopenauer prorompono da menti devastate dalle droghe. Eppure in mezzo a questi inferni, chiari simboli della deriva cui volge il pur Grande Paese, si evidenziano puntuali e di raffinata dolcezza incontri e ricordi di tenerezze perdute, di possibile pace ritrovata all’interno di toni di ruvida, esemplare, trascinante, grottesca e beffarda ironia. Tragedia e commedia,della vita, trovano sintesi vertiginose, accelerazioni insostenibili che lo stile debordante e controllato riesce magicamente a far convivere.

Questa lettura è avvenuta dopo che nelle settimane precedenti avevo deciso di dedicare un po' più di spazio alle raccolte di racconti considerando il recente Premio Nobel per la letteratura assegnato alla cosiddetta regina del racconto Alice Munro (canadese di cui dovrei aver letto tutto o quasi) ed aver considerato che nel corso del 2013 avevo letto una quantità mostruosa di romanzi ( non ne confesserò mai il numero perché nessuno mi crederebbe e verrei accusato di una mitomania che,credo, non mi appartenga). Così ho cominciato con quello che considero il fondatore della miracolosa stagione della narrativa americana della prima metà del novecento (quella per intenderci del mio molto amato Faulkner, di Hemingwai, Caldwell, Steinbeck, Dos Passos, Penn Warren e altri), mi riferisco a Sherwood Anderson di cui una piccola casa editrice toscana ( Piano B di Prato)

Ha edito “Il trionfo dell’uovo” (pagg.187 traduzione di Daniele Suardi Euro 14.00). Anderson è autore del capolavoro “Winesburg Ohio” racconti concatenati che narrando le vicende di uomini qualunque di una sperduta cittadina americana ci mostra il ritratto di una umanità derelitta e delirante che in un equilibrio tra grottesco e tragedia lotta invano,per lo più, per uscire dalle secche di una vita senza prospettive in una società che fa del gretto apparente perbenismo la regola fondante. Un bel regalo che potrebbe riportarci a ripassare un autore straordinario sia nel racconto che nei romanzi, per lo più introvabili che ci ha lasciato (citiamo almeno “Riso Nero” e “Molti Matrimoni) dove l’insensatezza della vita borghese manifesta con grande anticipo la sua voglia eversiva condita con una scrittura asciutta e rastremata attraverso la quale possiamo intravedere l’affermazione della impossibilità di venire a capo con soluzioni positive alla nostra sorte.

A questo punto mi sono concesso “Ballando a notte fonda” di Andre Dubus (edizioni Mattioli 1885 pagg.231 traduzione di Nicola Manuppelli euro 17.90).Altra immersione nella magia di racconti che ci portano all’interno di universi familiari in cui la lotta con pregiudizi e solitudine provoca la perdita dell’amore e nello stesso tempo la necessità di trovare comunque una possibilità di salvezza infrangendo le barriere,sopratutto umane, che ci imprigionano all’interno di situazioni esistenziali di irredimibile disagio.

 Eppure i personaggi,le persone,sembrano non volersi arrendere affidandosi con ostinazione alla ricerca di una luce che permetta una minima serenità. Grande merito a questo piccolo grande editore della vicina Fidenza che già in un recente passato aveva curato la pubblicazione di opere di Dubus tra l’altro in edizioni di rara bellezza.

 Per non farmi mancare niente ho terminato questo excursus (in verità,mi rendo conto,neanche troppo originale)con George Saunders e la sua ultima fatica: “Dieci dicembre” (edizioni minimum fax, ma guarda un po',pagg.222 traduzione Cristiana Mennella Euro 15.00). Specialista consolidato nel racconto (“ Nel paese della persuasione”,”Pastoralia”,” Il declino delle guerre civili americane”)questo autore si è caratterizzato nel tempo attraverso uno stile definibile grosso modo postmoderno con frequenti incursioni nella fantascienza ed una scrittura articolata con sperimentazioni linguistiche che consentono un uso spregiudicato dei generi letterari che vanno appunto dalla fantascienza alla detective story, al porno con un ritmo che non sembra esagerato definire pop. Se negli autori precedentemente citati si può senza pudore parlare di classicità con Saunders siamo decisamente in un altro registro certo non di facile scorrevolezza ma di sicura efficacia, insomma la lettura può apparire più faticosa ma è comunque senz’altro appagante. Per noiosa precisione possiamo citare che siamo sulla linea di grandi autori come Robert Coover, Donal Barthelme, David Foster Wallace, John Barth e Kurt Vonnegut jr notando comunque che, specialmente in questa ultima magnifica raccolta, Saunders non fa mancare acute e appassionate situazioni in cui al centro troviamo spaccati attraverso i quali universi familiari di disagio ed incomprensione si aprono verso una sorta di empatia attraverso la quale gli umili,i reietti, gli emarginati si rivelano in appassionate tensioni non prive di speranza. Non so per i miei circa sette lettori ma queste letture mi hanno riportato all’eterna questione che contrappone nella narrativa il romanzo al racconto. Ebbene mi sembra si riconfermi,almeno per me, l’eterna magia del racconto che in ellissi più o meno accentuate ci mostra la straordinaria capacità di questi scrittori di creare universi di assoluta completezza all’interno di formule brevi si ma altrettanto necessarie e soddisfacenti.

Ariodante Roberto Petacco

 

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